Russia in default tecnico per la prima volta dal 1918

La Russia finisce in default tecnico sul suo debito in valuta estera per la prima volta dal 1918. È terminato ieri, 26 giugno, il periodo di grazia per il risultato del mancato pagamento di circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate. Uno denominato in biglietti verdi e l’altro in euro in scadenza nel 2026 e nel 2036. Mosca avrebbe dovuto pagare i due bond il 27 maggio scorso.

L’evento ha in realtà valenza più che altro simbolica, almeno per ora. La Russia è infatti un Paese economicamente, finanziariamente e politicamente già emarginato per gran parte dell’Occidente. In più il fallimento sarebbe dovuto non alla mancanza di denaro da parte del debitore ma alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori.

“Da marzo pensavamo che un default russo fosse probabilmente inevitabile, e la domanda era solo quando”, ha dichiarato a Reuters Dennis Hranitzky, responsabile del contenzioso sovrano presso lo studio legale Quinn Emanuel.

Altri 2 miliardi di dollari in pagamenti sono dovuti entro la fine dell’anno, sebbene alcune delle obbligazioni emesse dopo il 2014 possono essere pagate in rubli o altre valute alternative.

Default della Russia inevitabile dopo le sanzioni Usa

Mosca aveva già sfiorato il default nei primi mesi di quest’anno, ma aveva gestito la situazione modificando i metodi di pagamento. Gli sforzi del Paese per evitare quello che sarebbe il suo primo default su obbligazioni internazionali dalla rivoluzione bolscevica di oltre un secolo fa, hanno incontrato un ostacolo insormontabile quando, a maggio, il Tesoro americano non ha però rinnovato la licenza che esentava gli investitori americani dalle sanzioni: da quel momento per i russi è diventato impossibile pagare il debito in dollari o nelle valute citate nei prospetti delle emissioni.

D parte sua il Cremlino ha ripetutamente affermato che non ci sono motivi per un default della Russia, ma che non è in grado di inviare denaro agli obbligazionisti a causa delle sanzioni, accusando l’Occidente di cercare di spingerla a un default artificiale.

Il ministero delle Finanze russo ha dichiarato di aver effettuato i pagamenti al suo National Settlement Depository (NSD) onshore in euro e dollari, aggiungendo di aver adempiuto agli obblighi. Tuttavia, è improbabile che i fondi arrivino a molti detentori internazionali.

Per molti obbligazionisti, il mancato ricevimento in tempo del denaro dovuto sui propri conti costituisce un inadempimento. Non essendo stata specificata una scadenza precisa nel prospetto informativo, gli avvocati sostengono che la Russia potrebbe avere tempo fino alla fine del giorno lavorativo successivo per pagare gli obbligazionisti.

Quale impatto ha il default russo?

Levon Kameryan, associate director dell’agenzia di rating europea Scope Ratings, spiega come l’insolvenza sul debito estero della Russia dovrebbe avere implicazioni finanziarie limitate nel breve termine grazie ai guadagni derivati dagli alti prezzi dell’energia. Nel lungo termine, il default limita la flessibilità di finanziamento della Russia e potrebbe rappresentare un ulteriore colpo alle prospettive di crescita nel medio periodo. L’analista ha sottolineato anche che il default ha un impatto sul settore privato, sia per quel che riguarda i pagamenti del debito sia l’assunzione di nuovi prestiti.

fonte: wallstreetitalia.it